INTRODUZIONE:
Le corone singole (CS) supportate da impianto rappresentano una valida opzione di trattamento per la sostituzione dei denti mancanti, con tassi di sopravvivenza a 5 anni superiori al 90%, come riportato in revisioni sistematiche precedenti. Questi risultati clinici positivi hanno portato all’ampio utilizzo delle CS supportate da impianto come alternativa a protesi fisse multiunità supportate dai denti, in linea con la tendenza attuale verso procedure conservatrici del dente.
Mentre in passato per la fabbricazione delle corone singole su impianto veniva utilizzata esclusivamente la metallo-ceramica, sia nei settori anteriori che posteriori con un tasso di sopravvivenza a 5 anni del 96,3%, oggi si sono resi disponibili materiali completamente ceramici o ibridi.
I primi materiali completamente ceramici introdotti come la ceramica feldspatica, la leucite pressata e l’ allumina non potevano competere con la stabilità meccanica della metallo-ceramica nei settori posteriori. La loro indicazione era quindi limitata al settore frontale ad alta valenza estetica. Attualmente l’avvento del digitale e l’introduzione di processi di produzione alternativi hanno consentito l’utilizzo di un’ampia gamma di materiali ceramici ad alta resistenza come la zirconia [ZrO2] , il disilicato di litio [LiS2] e ceramiche a matrice resinosa (RMC) che hanno permesso l’utilizzo di materiali completamente ceramici nelle corone singole supportate da impianti sia nei settori anteriori che posteriori.
MATERIALI E METODI:
E’ stata condotta nel 2020 su Pubmed una revisione sistematica della letteratura e meta -analisi in cui si e’ andato a valutare il tasso di sopravvivenza, di fallimento e le complicanze, a 3 anni, di corone singole (CS), supportate da impianti in titanio, in ceramica monolitica o con rivestimento e nelle ceramiche a matrice resinosa.
Per sopravvivenza della corona si intende la permanenza in situ delle CS per l’intero periodo di osservazione.
Per insuccesso si intende il numero di CS che dovevano essere rifatte per motivi come la perdita dell’impianto o la frattura della ceramica.
Infine le complicanze sono state divise in tecniche o biologiche.
Le complicanze tecniche riguardano la mancanza ripetuta di ritenzione, conseguente alla perdita del cemento extra o intraorale o all’allentamento ripetuto della vite.
Per complicanze biologiche si intende una mucosite peri-implantare o una perimplantite con perdita di tessuti duri e molli.
I criteri di inclusione per le indagini cliniche erano i seguenti (Tabella 1).
- Trial clinici controllati randomizzati (RCT) pubblicati in lingua inglese.
- Almeno 10 pazienti inclusi nello studio.
- Un periodo di follow-up di almeno 3 anni dopo l’inserimento dellaricostruzione.
- Informazioni dettagliate sul materiale di ricostruzione utilizzato.
- Ricostruzioni in zirconia o disilicato di litio, monolitica o conrivestimento, e ceramica a matrice resinosa (RMC)
- Tutti i marchi, tipi di impianti dentali in titanio.
- Tipi di cementi utilizzati per la cementazione extraorale
RISULTATI
Le ricerche hanno prodotto un totale di 1633 articoli; di questi solo 49 studi sono stati inclusi per l’analisi qualitativa e quantitativa in questa revisione (Tabella 2). Di questi 24 riportavano di CS in zirconia monolitica e rivestita, 23 di CS in disilicato di litio monolitico o con rivestimento e solo 2 in ceramica a matrice resinosa (RMC).
Gli studi che riportavano di CS in zirconia rivestita sono stati pubblicati tra il 2011 e il 2020 (media 2018), per le CS in zirconia monolitica supportate da impianti gli studi sono stati pubblicati tra il 2018 e il 2020 (media 2019).
Per le CS in disilicato di litio rivestito a supporto implantare, gli studi sono stati pubblicati tra il 2015 e il 2019 (mediana 2019); per le CS in disilicato di litio monolitico supportate da impianti, gli studi sono stati pubblicati tra il 2007 e il 2020 (mediana 2017.5) e infine i due studi che riportavano di CS supportate da impianti in RMC sono stati pubblicati nel 2016 e nel 2020.
I pazienti inclusi nei diversi studi variava da 27,9 a 62,5 anni.
Delle 969 CS incluse in zirconia rivestita supportate da impianti, il 55,4% erano cementate e il 44,6% avvitate. Delle 394 CS in zirconia monolitica supportate da impianti il 27% erano cementate e il 73% avvitate. Delle 110 CS in disilicato di litio stratificato il 70,5% erano cementate e il 29,5% avvitate mentre delle 484 CS in disilicato di litio monolitico, il 61,5% era fissato con cemento e il 38,5% con vite; infine tutte le SCs in RMC incluse erano fissate con cemento.
Per quanto riguarda la distribuzione complessiva delle CS supportate da impianti nella cavità orale, il 37% delle CS incluse si trovava nell’area anteriore e il 63% nell’area posteriore. Per le CS in zirconia rivestita, questa distribuzione era del 34% in area anteriore e del 66% in area posteriore; per le CS in zirconia monolitica, era del 22% in area anteriore e del 78% in area posteriore; per le CS in vetroceramica rivestita, era del 62% in area anteriore e del 38% in area posteriore; mentre per le CS in vetroceramica monolitica era del 49% in area anteriore e del 51% in area posteriore. Infine tutte le CS in RMC incluse erano inserite nell’area posteriore.
La meta analisi ha rivelato un tasso complessivo di successo a 3 anni del 95,1% per le corone in zirconia con rivestimento supportate da impianti, e un tasso di successo a 3 anni del 96,4% per le corone in zirconia monolitica.
Il tasso complessivo di successo a 3 anni delle CS in vetroceramica rivestita supportate da impianto è stato del 97,0% mentre per le CS in vetroceramica monolitica supportate da impianto, il tasso di successo a 3 anni è stato del 96,9%; infine per le CS in RMC supportate da impianto, il tasso di successo a 3 anni e’ stato del 36,3%.
Analizzando il tasso complessivo di successo ovvero di mancata frattura della ceramica dei diversi tipi di CS supportate da impianto a 3 anni, non c’è stata una differenza statisticamente significativa tra i materiali delle CS, ad eccezione delle CS in RMC indipendentemente dalla posizione delle CS nella bocca, anteriore vs. Posteriore (Tabella 3).
Quasi tutti gli studi hanno dimostrato l’importanza delle complicazioni meccaniche quali la perdita di ritenzione (frattura del cemento di fissaggio): queste non dipendono tanto dal tipo di ceramica utilizzata ma dal tipo di cemento utilizzato e dal protocollo di cementazione al pilastro in titanio (Tabella 4).
Ventuno degli studi inclusi con 822 CS supportate da impianto hanno riportato un tasso medio complessivo annuale per le complicazioni dei
tessuti molli del 2,58% (Tabella 4). Il tasso annuale più basso di complicazioni dei tessuti molli, pari all’1,1%, è stato riportato per le CS in vetroceramica monolitica seguite dalle CS in vetroceramica rivestita (1,57%), quindi le CS in zirconia rivestita (2,73%) e infine le CS in zirconia monolitica (3,9%). Tassi di complicazioni dei tessuti molli significativamente più alti pari all’11,8% , sono stati riportati per le CS in RMC.
Sempre negli stessi ventuno studi con 822 CS supportate da impianti e’ stato riportato un tasso annuale medio di perdita ossea > 2mm (perimplantite), sulla base dell’esame radiografico, che risulta essere stan dardizzato per i diversi tipi di ceramica e si aggira intorno all’ (0,50%)(Tabella 4).
DISCUSSIONE
La presente revisione sistematica e meta-analisi ha dimostrato che le CS supportate da impianto realizzate in zirconia o vetroceramica, integrali o rivestite, hanno tassi di sopravvivenza a 3 anni elevati e bassi tassi di fallimento ad eccezione delle CS in RMC. Le CS in zirconia e vetroceramica rivestite hanno un tasso di fallimento comunque maggiore rispetto alle ceramiche monolitiche che è stato identificato nella frattura della ceramica di rivestimento mentre le CS in RMC hanno principalmente fallito a causa di fratture del nucleo.
La zirconia e la vetroceramica monolitiche stanno pertanto diventando sempre più ampiamente utilizzate per le CS supportate da impianto anche perche’ consentono l’intero flusso di lavoro digitale.
CONCLUSIONI
In base ai dati identificati da questa revisione sistematica, le CS supportate da impianto, in zirconia monolitica e stratificata, hanno mostrato elevati tassi di sopravvivenza e bassi tassi di complicazioni a breve termine. Tassi significativamente più alti di scheggiature ceramiche sono stati riportati per le CS rivestite rispetto a quelle monolitiche mentre il fallimento dovuto a frattura del nucleo e’ significativamente piu’ elevato per le CS in vetroceramica monolitica rispetto alla zirconia monolitica.
La posizione (anteriore vs. posteriore) delle CS in ceramica monolitica o stratificata supportate da impianto, non ha influenzato in maniera significativa i tassi di sopravvivenza e insuccesso a breve termine.
La perdita di ritenzione (frattura del cemento di fissaggio) e’ stata individuata come una complicanza tecnica importante: questa non dipende tanto dal tipo di ceramica utilizzata ma dal tipo di cemento utilizzato e dal protocollo di cementazione al pilastro in titanio.
Tuttavia, conclusioni sulla prestazione clinica a lungo termine del tipo di restauri attualmente valutato non dovrebbero essere tratte basandosi sugli studi clinici a breve e medio termine inclusi nella presente revisione sistematica.